domenica 29 giugno 2008

KENSHIN SAMURAI VAGABONDO
Autore: Nobuhiro Watsuki
Serializzazione: 1994 - 1999
Casa editrice: Star Comics
Formato: manga (28 volumi)



Giappone, primi anni dell'Era Meiji. Lungo le strade di Tokyo si aggira un giovane spadaccino simpatico e ingenuo, che porta con sè una spada a lama invertita (una spada quindi che non può tagliare le persone). Kenshin Himura è il suo nome, e finisce presto col legare amicizia con la spadaccina Kaoru, il giovane Yahoko e l'attaccabrighe Sanosuke Sagara. Dietro la facciata di simpatico idiota Kenshin nasconde però un passato sconvolgente: è quello che al tempo della guerra veniva ricordato come Battosai, lo spadaccino assassino che si occupava di assassinare i pezzi grossi dell'ex shogunato dei Tokugawa. Kenshin è infatti il maestro della scuola assassina Mitsurugi Hiten, la più letale del mondo, e per espiare i peccati commessi in guerra decide di porre la sua arma al servizio dei più deboli. Affronterà così diverse avventure, che lo porteranno ad conoscere diversi alleati e nemici, questi ultimi spesso e volentieri nostalgici dello shogunato...

Ogni tanto è bello notare come, in mezzo a migliaia di shonen tutti uguali, vengono alla luce delle opere molto meno stereotipate del solito, capaci davvero di raccogliere l'eredità di DragonBall di immediatezza addictive (e che magari hanno una storia molto migliore di quella di Son Goku e co). Rurouni Kenshin, creato nel 1994 da un mangaka quasi debuttante, è l'esempio lampante che anche in mezzo a fumetti per forza di cose ripetitivi come gli shonen, si trova sempre qualcosa di valore. Tutto parte secondo lo schema predefinito di mille altri manga di successo: un episodio pilota ha spianato il successo alla serializzazione lunga. Nel caso specifico, prima di nascere Kenshin ha dovuto uscirsene prima con ben due episodi pilota, usciti nel 1992 e nel 1993 (e raccolti nei volumi 1 e 3 del manga) nel solito Weekly Shonen Jump, ed è solo il secondo che ha riscosso il successo che l'autore necessitava per continuare a disegnare. E, è il caso davvero di dirlo, Rurouni Kenshin (Kenshin samurai vagabondo nell'edizione italiana) è davvero un fumetto notevole che si legge con voracità più e più volte, merito di una collaudata serie di suoi tratti specifici che garantiranno così all'opera anche un ottimo successo animato (ispirerà una bella serie televisiva, un lungometraggio e due superbi oav). Primo di essi è sicuramente da ricercare nel contesto storico scelto, ossia quell'Era Meiji nata dalla rivoluzione (portata avanti dai cosidetti "samurai ambiziosi") che spianerà quindi la strada del Giappone all'era moderna: Rurouni Kenshin affascina perchè ambientato in un'era affascinante, e sopratutto perchè mischia realtà e finzione. Le classi sociali, le fazioni, le figure politiche sono tutti quelle reali storicamente, ma allo stesso tempo le varie avventure immaginarie di Kenshin, che arriveranno quasi a cambiare la storia stessa del Giappone, sono mischiate con quelle vere garantendo un'alternativa rilettura storica. Le atmosfere da "storia di samurai" sono ovviamente presenti, con i classici topoi del genere (duelli leali, codici d'onore, tecniche segrete, lunghi silenzi, passeggiate o rivelazioni importanti sotto i ciliegi, romanticismo, conflitti interiori), ma anche in questo campo Watsuki si sbizzarrisce modernizzandoli con ogni genere di idee fresche e attuali, divertendosi ad inserire in contesti storici molte tecniche segrete assurde degne di un Samurai Spirits, o personaggi dal look da fumetti Marvel (uomini-mummia, cloni di Venom, etc.). In un calderone che mischia vecchio e nuovo, passato e presente, fumetto impegnato e fumetto d'intrattenimento puro, l'unica cosa oggettiva è che il gioco regge, perchè se anche inattendibile nella coerenza storica questo fumetto piace, si legge che è un piacere, è appassionante e ogni volume si divora in un secondo. Cos'altro manca poi per rendere un qualsiasi manga un best-seller? Sicuramente i disegni, ed anche qui di Kenshin se ne parla solo bene visto che nel suo caso sono semplici ma d'effetto, dinamici e veloci (senza ma essere eccessivamente confusionari nelle scene di battaglia), con buonissimi sfondi ed un ricercato ed intrigante look di tutti i numerosissimi personaggi. A questo aggiungiamoci un perfetto dosaggio di scene umoristiche (numerosissime e realmente divertenti) e drammatiche, una buonissima caratterizzazione generale dei personaggi, e sopratutto la lunga e meravigliosa saga (detta "di Kyoto") che parte dal volume 7 ed arriva al 17, che rappresenta un coinvolgente piccolo capolavoro di avventura magistralmente sceneggiato in ogni sua minima componente, pieno di personaggi memorabili (il folle Makoto Shishio e Hajime Saito in primis). Dopo però una lunga avventura praticamente perfetta quasi sempre è inevitabile aspettarsi un calo di qualità, e anche Kenshin non fa eccezione: l'ultima lunga saga (detta "del jinchu") che va dal 18esimo al 28simo volume e che esplora tutto il passato di Kenshin, ha un soggetto intrigante ma una realizzazione mediocre. Non si capisce infatti perchè una semplice storia di vendetta personale tra due uomini debba venire tirata in modo tale da giustificare 11 volumi, quando togliendo tutti i vari filler si poteva realizzare tutto in massimo 6. Oltretutto leggendo la storia viene anche l'assurdo sospetto (poi ufficialmente confermato) che l'autore voleva disegnare successivamente un'altra saga ancora ma che per noia abbia voluto chiudere tutto, perchè altrimenti non si spiegherebbe tutto lo spazio dato, negli ultimi volumi, alla crescita ed alla maturazione di diversi personaggi quando questa crescita ha una parte assolutamente irrilevante ai fini della conclusione finale. Pur terminando nella prevedibilità e nel consueto happy ending, Kenshin samurai vagabondo è comunque un manga di qualità altissima per oltre metà serie, e anche quella dopo, pur lineare e semplicistica, è comunque di uno standard più che sufficiente. Kenshin è uno shonen ormai raro, tra i migliaia che vengono disegnati negli ultimi tempi: storicamente ha molte inesattezze ed esagerazioni, verosimilmente tende allo zero, eppure la sua immediatezza incredibile, la buona sceneggiatura generale e gli intriganti disegni riescono davvero a far digerire tutto, a emozionarsi ugualmente vedendo bei tenebrosi dai capelli affogati nel gel fare a pezzi 6 uomini con un solo attacco di kodachi (spada/pugnale di piccole dimensioni) o effeminati adolescenti muoversi quasi alla velocità della luce sfruttando una velocità divina. Kenshin samurai vagabondo è la quintessenza del vero shonen: una storia per ragazzi piena di fanservice, commerciale quanto si vuole, ma intrigante, ben scritta, lineare e talmente accattivante che dopo aver letto ogni volume vi verrà istintivamente voglia di divorare anche quello dopo. Se amate queste sensazioni e riuscite a correre sulla prevedibilità del consueto schema "infiniti combattimenti" che caratterizza Kenshin come tutti gli shonen, l'opera di Watsuki è tra le migliori della sua categoria e merita di essere letto. Peccato però per l'edizione usa e getta della Star Comics. Nota: al termine del manga l'autore disegnerà anche un episodio speciale intitolato Yahiko no Sakabatō (letteralmente La spada a lama invertita di Yahiko), purtroppo non pubblicato in coda al volume finale e quindi tutt'ora inedito in Italia.
Curiosità: il personaggio di Kenshin Himura è ispirato al samurai Kawakami Gensai, uno dei quattro più famosi assassini del periodo Bakumatsu.

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