giovedì 7 agosto 2008

LADY IN THE WATER
Regia: M. Night Shyamalan
Attori: Paul Giamatti, Bryce Dallas Howard, Jeffrey Wright, Bob Balaban, Sarita Chroudhury
Anno: 2006
Provenienza: USA



Cleveland è un simpatico, anziano balbuziente che vive rinchiuso in se stesso in totale solitudine, per il dolore d'aver perso la famiglia. Si accorgerà presto che ogni notte qualcuno nuota nella sua piscina, e arriverà così a scoprire presto la verità: in essa vive e nuota la bellissima Story, una ninfa acquatica proveniente dal misterioso Mondo Azzurro. Presala in custodia, Cleveland cercherà di capire come aiutarla a tornare al suo mondo, e riunirà così un gran numero di suoi vicini che, secondo le leggenda, rivestono un determinato ruolo nel poter aiutare la ragazza. Dovranno però stare attenti allo Scrunt, una belva simile ad un lupo erboso proveniente dallo stesso mondo di Story, non intenzionato a lasciarla tornare...

Primo, controverso lavoro del geniale regista di Sixth Sense, Unbreakable, Signs e The Village. Controverso in quanto difeso a spada tratta ed odiato in egual misura sia da critica che da pubblico, Lady in the water secondo chi scrive si pone a metà tra le due categorie, vertente comunque dalla parte di fiasco. Trasposizione dell'omonima favola scritta dallo stesso regista, il sesto lavoro del famoso indiano rivela le sue debolezze, probabilmente, proprio nell'impianto narrativo. Parliamoci chiaro: raramente si sono viste favole così lente e soporifere, con così tanti problemi a decollare. Il soggetto non è davvero male, le musiche sono fantastiche e gli attori protagonisti se la cavano perfettamente (vi è pure lo stesso Shyamalan nei panni di Vick!), ma il ritmo complessivo è assurdamente lento. Tutto è giocato su numerosi dialoghi, più o meno utili, e pochissimo succede su schermo fino alla parte conclusiva dell'opera, dove finalmente si vede un pò di azione e magia. Il protagonista è simpatico, la Howard con il suo sguardo perennemente enigmatico ben invoglia a scoprire i misteri dietro la sua figura... ma il resto? Boh, pochissime sequenze visionarie d'effetto (anzi, si può dire che ce ne è solo una - Cleveland che nuota all'interno della casa di Story - e neanche particolarmente memorabile), poche musiche, personaggi secondari insulsi... A questo punto c'è pure da domandarsi da dove salti fuori l'assurdo budget di 75 milioni di dollari spesi per il film: ci volevano così tanti soldi per animare lo Scrunt? Il finale triste e commovente aiuta a tirare un pò su le sorti della pellicola, che comunque si dimostra palesemente inferiore ai precedenti lavori del regista, e che getta ombre nere sul prossimo E venne il giorno....
THE CONSTANT GARDENER: LA COSPIRAZIONE
Regia: Fernando Meirelles
Attori: Ralph Fiennes, Rachel Weisz, Pete Postlethwaite, Bill Nighy, Hubert Koundè
Anno: 2005
Provenienza: USA - Gran Bretagna



Tessa, giovane e bella attivista, si mette a indagare con l'amico di colore Arnold nel criminale mondo delle grandi multinazionali di medicinali, che testano medicine non ufficialmente sicure sulle popolazioni africane, approfittando della loro ignoranza. I due verranno uccisi da sicari delle multinazionali con la collaborazione dei servizi segreti, e sarà così Justin, timido giardiniere marito di Tessa e diplomatico inglese, a continuare le indagini rischiando la vita...

Che delusione! Da un bel romanzo di Le Carrè si poteva trarre un film molto meno spento di questo Constant Gardener, che pur avendo il potenziale di potersi ricordare come un grande thriller si rivela invece uno spento giallo, con grandissimo spreco di due ottimi attori come Fiennes e la Weisz. Se infatti la realizzazione generale è più che discreta, attestando la cura con cui è stato girato il prodotto, è il pathos che, banalmente, non c'è proprio! Il regista Meirelles infatti cerca di mescolare insieme sia il plot principale in sè e sia la figura malinconica di Justin, marito innamorato che ha appena perso per sempre la sua bella moglie. E, come avrete capito, nè l'approfondimento psicologico di lui e nè la vicenda principale funzionano davvero bene, banalmente perchè nessuna delle due è sufficientemente rappresentata. Non basta mostrare Fiennes piangere su una porta per farci affezionare a lui e provare compassione per il suo dolore, così come l'aspetto thrilling non può reggersi unicamente su dialoghi ridondanti e sull'uso di canzoni tribali atte a farci immaginare di essere con il protagonista nei paesi africani in cui il film è ambientato. Tutto è girato benino, con una patina perfettina e con mestiere, ma manca una qualsiasi pennellata d'autore, una qualsiasi trovata che riesca a rendere coinvolgente una vicenda che di azione ha pochissimo. Una OST avvolgente, un certo tono cupo dato alla vicenda... non si chiedeva tanto! E invece no, tutto va avanti in modo anonimo, senza coinvolgimento emotivo, come se Justin (bellissimo personaggio nel romanzo, noioso nel film) è il solo interessato a sbrogliare l'intricata matassa che avvolge fatti così criminosi e, purtroppo, esistenti anche oggi. Globalmente sufficiente quando a costruzione tecnica ma soporifero narrativamente, The Constant Gardener si rivela un brutto buco nell'acqua, un nuovo affronto a danni di uno dei più avvincenti scrittori contemporanei.
IL LABIRINTO DEL FAUNO
Regia: Guillermo Del Toro
Attori: Ariadna Gil, Maribel Verdù, Ivana Baquero, Sergi Lòpez, Doug Jones
Anno: 2006
Provenienza: Messico - Spagna - USA



Spagna, 1944. Carmen, in attesa di un figlio, e la sua figlioletta Ofelia si spostano a vivere in una guarnigione militare presidiata dai fascisti di Franco e perennemente insidiata ed attaccata da un gruppo di partigiani. Ofelia riuscirà a dimenticare l'orrore della guerra e la brutalità del suo patrigno Vidal stringendo amicizia con un misterioso fauno, e scoprirà di essere la principessa di un magico regno. Per poterlo raggiungere, la ragazzina dovrà superare tre prove che le dirà il fauno...

Guillermo Del Toro... è incredibile come questo giovane messicano sia riuscito a farsi un nome come regista in pochi anni, dividendo a metà la sua carriera tra film commerciali (Blade II, Hell Boy) e originali incursioni nei film storici rivisitati in chiave horror-fantasy. E dopo El Espinazo del Diablo (mai giunto, ahinoi, a toccare i lidi italiani) ecco un secondo film di ambientazione fantasy ambientato nella Spagna di Francisco Franco, una nuova favola dark dove atmosfere e intuizioni burtoniane si sposano con una notevole violenza visiva dovuta al contesto storico affrontato. E in effetti la prima impressione di stare a vedere un film fantasy per bambini è destinata presto a cadere, vittima della pesanti immagini di tortura e morte a cui si lasciano andare i fascisti-carnefici contro i partigiani comunisti: Il Labirinto non è assolutamente un film per bambini, visto che la violenza messa su schermo è pesante, tragica e terribilmente verosimile (terribile la tortura ai danni di un balbuziente). E, a ben vedere, si può dire che il film non è totalmente riuscito proprio perchè il regista affronta un pò sbrigativamente la parte "magica", prediligendo invece quella storica/violenta proprio per esprimere il suo disprezzo politico verso l'ideologia fascista (un disprezzo che trova le sue radici, si legge in giro, dalla sua nonna cattolicissima). Ciò non significa che il film non sia riuscito, anzi i grandi momenti di cinema sono riscontrabili sopratutto nelle sequenze visionarie (bellissima la seconda prova di Ofelia, ispirata al mito greco di Demetra e Persefone e che può contare sull'apparizione di un inquietante mostro con gli occhi sulle mani), ma è indubbio che i due approcci non sono ben amalgamati e le sequenze burtoniane appaiono discretamente brevi, in confronto alla storia portante di guerra tra i partigiani e il terrificante colonnello fascista Vidal. A proposito di quest'ultimo non si può non citare l'eccezionale interpretazione di Sergi Lòpez: Vidal è un uomo spietato, sadico e freddo che ben incarna l'ideale tipico del fascista di quegli anni, capace di torturare orribilmente le persone col sorriso sulle labbra, assolutamente convinto di quel che fa. Meno memorabile è invece l'interpretazione di Ofelia ad opera della Verù, abbastanza spenta e monoespressiva tanto da farsi domandare cos'abbia visto in lei Del Toro. Alla fine comunque il finale incredibilmente tragico e commovente riesce comunque a far rimanere Il Labirinto del fauno sufficientemente a memoria tale da considerarlo un originale e bel film, seppur un pò confuso tra i due versanti cinematografici su cui viaggia. Ottimi gli effetti speciali e le scenografie, che faranno vincere al film diversi oscar.
CLOVERFIELD
Regia: Matt Reeves
Attori: Lizzy Caplan, Jessica Lucas, T.J. Mille, Michael Stahl-David, Mike Vogel
Anno: 2008
Provenienza: USA



Blair With Project ha un grande pregio e un grande difetto: gli va riconosciuto il merito di aver fatto conoscere al grande pubblico un nuovo modo di filmare estremamente innovativo, ossia quello in prima persona (anche se solamente dal punto di vista commerciale: l'idea stessa è da ricercare nei molto meno conosciuti Cannibal Holocaust e Il cameraman e l'assassino). E, dall'altra parte, gli va anche riconosciuto lo stesso merito in senso negativo, ossia di aver generato una sequela di cloni che ormai sembrano aver iniziato una vera e propria moda in ambito cinematografico. Un episodio di X-Files, REC, gli August Underground, Diary of the Dead, pure il comico Borat.... e a questi si aggiunge il qui presente Cloverfield, uno dei casi cinematografici dell'anno dovuto ad una misteriosissima campagna pubblicitaria, tesa a indicare il film come un catastrophic/beast movie, rifiutandosi fino alla fine di lasciar trasparire qualsiasi immagine sul mostro in questione. E, arrivato ai cinema, Cloverfield sembra aver portato un numero spaventoso di critici e spettatori ad un abbaglio collettivo, visto che viene indicato come uno dei migliori horror/catastrofici degli ultimi anni, in virtù dell'idea di spacciare tutte le riprese di stampo volutamente amatoriale come testimonianza visiva di alcuni ragazzi che sono stati spettatori dell'attacco della gigantesca creatura a New York. L'idea di per sè non sarebbe neanche male, e per tutto il film la spontaneità dei dialoghi e delle interpretazioni (tutti attori sconosciuti, per mantenere un profilo attendibile e realistico) e sopratutto la trovata di non spiegare assolutamente nulla sulle origini del mostro e sulla sua sorte (lasciando nel dubbio fino alla fine) suggeriscono come Cloverfield sia una ventata di freschezza in ambito di film catastrofici. C'è però un ma, che rovina tutto il film: è mai possibile che il ragazzo che riprende lo fa ininterrottamente, anche nelle situazioni di pericolo estremo, anche quando soccorre delle persone?! Non ci sono alibi che tengano: questa trovata è demente, e toglie drammaticità alle varie scene serie (tralaltro realizzate in modo sublime) in favore del ridicolo involontario, svaccando tutte le buone idee e trasformando Cloverfield quasi in un inverosimile trash. Chi scrive è cosciente di andare contro un buon 80% degli appassionati, capaci di correre sopra all'inevitabile ridicolaggine della cosa in favore degli ottimi effetti speciali, delle buonissime interpretazioni (anche se non convincono certe reazioni dei personaggi) e della spettacolarità della distruzione di New York da parte del gigantesco mostro sbucato dal nulla, ma l'impressione generale è che questo prodotto è più da parco divertimenti che da cinema.

mercoledì 6 agosto 2008

SWEENEY TODD: IL DIABOLICO BARBIERE DI FLEET STREET
Regia: Tim Burton
Attori: Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Alan Rickman
Anno: 2007
Provenienza: USA - Gran Bretagna



Di ritorno a casa dopo 15 ingiusti anni di prigione, il barbiere Benjamin Barker viene a sapere che il giudice Turpin, l'uomo che lo ha condannato per poter così insidiare sua moglie in sua assenza, ha finito col causare il suicidio di lei. Oltretutto Turpin ha pure preso con sè la loro figlia Johanna, rinchiudendola in casa sua come un uccellino in gabbia. Pazzo dal dolore e dall'odio, Barker si rinomina Sweeney Todd e, con l'aiuto dell'aiutante Nellie Lovette, inizia a sfogare la sua rabbia sgozzando tutti i pazienti che gli capitano a tiro. I resti delle vittime verranno utilizzati per farne involtini di carne...

Leggendaria, stravagante figura a metà tra il simpatico e il sanguinario, Sweeney Todd nasce nel 1846 dalla penna di Thomas Peckett Prest, quale primissimo esempio di serial killer letterario. Il personaggio ispirerà quindi diversi scritti, due film (di cui uno del veterano Schlesinger) e sopratutto un celeberrimo musical di Stephen Sondheim. E' proprio questo che ci deve interessare, e non solo noi: sarà Tim Burton ad innamorarsene, decidendo così di trasporlo in un vero e proprio film affidato alla consueta interpretrazione di Depp e della Carter. Ed il risultato, essendo firmato Burton, ovviamente è fantastico. E' raro vedere infatti come esistano registi capaci, alla distanza di 30 anni, di continuare a sfornare film di ottima qualità senza mai ripetersi, quasi sempre con risultati stupendi. Burton è probabilmente un genio del cinema, perchè ogni suo film ha un qualcosa di magico che riesce a fartelo adorare anche a dispetto di qualche neo. E di nei Sweeney Todd ne ha solo uno: il finale. Una conclusione così affrettata, priva di particolari colpi di scena e girata in modo così svogliato raramente s'è vista in un film del grand'uomo, ed è un peccato. Questo perchè il resto ha del sublime: in un mix originale di cg e scene live una ottocentesca Londra viene ricostruita in modo barocco e misterioso, sprigionando un'aura di mistero grazie anche ad un particolare uso di filtri dalle reminiscenze fredde e grige, che donano un appeal alieno ed affascinante. Le consuete, ottime interpretazioni di Depp e della Carter fanno poi il resto, rese immortali dalle lunghe canzoni da loro contate (Depp si è esercitato da solo per mesi e mesi!), accattivanti e divertenti (le musiche però non sono di Danny Elfman e si sente: peccato). In ogni momento del film la poesia e la magia di Burton si sentono come di consueto, nelle idee sceniche come nel suo uscire perennemente dagli schemi cinematografici (chi l'avrebbe detto che ci sarebbe andato così pesantemente sul versante splatter?), ed è veramente un peccato che quello che avrebbe potuto essere una pietra miliare del cinema finisca ridimensionato dal crollo di idee presente nel finale, davvero indegno della caratura del regista in questione. Ma un brutto finale certo non rovina un film per l''80% assolutamente straordinario, affascinante e a metà tra lo scioccante ed il divertente, che riconferma il giudizio qualitativo sulla figura del grande regista americano.

martedì 5 agosto 2008

IL CAVALIERE OSCURO
Regia: Christopher Nolan
Attori: Christian Bale, Heath Ledger, Aaron Eckhart, Gary Oldman, Michael Caine, Tiziana Avarista
Anno: 2008
Provenienza: USA



Tempi bui per Gotham City: a terrorizzare la città vi è ora il Joker, un inquietante sadico vestito da pagliaccio con l'hobby di provocare il caos per puro divertimento. In una terribile spirale di violenza e terrore che inghiotte la città, anche Batman inizia a rendersi conto di essere irrilevante in quanto a giustiziere, visti i suoi metodi sempre più lontani dalla legalità estremizzati dall'odio profondo provati per il criminale. Inizia così a pensare a ritirarsi dalle scene, vedendo come suo vero erede l'avvocato Harvey Dent. Ma il destino è crudele e beffardo verso entrambi...

L'effetto di uscire dal cinema dopo aver visto Il Cavaliere Oscuro di Nolan è indefinibile, perchè ci si continua ad arrovellare sul fatto di aver visto o no, in prima persona, quello che verrà considerato un nuovo capolavoro del cinema. Parlare di capolavoro forse è ancora un pò troppo presto, ma quel che è certo è che l'ultimo lavoro di Nolan ha i numeri per rivendicarlo e comunque, ora come ora, oltre a miglior film di Batman, è sicuramente una pietra miliare nell'ambito di film supereroistici, una gemma splendente su cui ogni futuro film di eroi DC Comics o Marvel si ritroverà inevitabilmente a fare i conti. Questo perchè il film di Nolan è innanzitutto un riuscito film d'autore, a prescindere dal suo successo commerciale dovuto alla solito ignobile meccanismo con cui una massiccia e martellante campagna promozionale costruisce un'hype spaventosa attorno a film specifici decretandone il sicuro successo commerciale a prescindere dalla qualità effettiva. Certo, il successo del film di Nolan era scritto mesi prima che uscisse, "merito" anche della morte di Ledger (nei panni di una memorabile interpretazione del Joker) che ha rivestito il film di un'aurea "maledetta" (alla "Il corvo") dall'immensa pubblicità, eppure Il Cavaliere Oscuro è, sicuramente, un signor film e probabilmente la migliore trasposizione filmica mai operata su un comic. Facciamo una bella tabula rasa dei nostri preconcetti sul genere "supereroistico", perchè andare a vedere Il Cavaliere Oscuro non è una passeggiata. Non pensate di trovarvi di fronte ad un film alla Schumacher rivolto a un target giovane e pieno di azione e bat-gadgets: se avete già visto il precedente Begins potete intuire cosa aspettarvi, ma neanche del tutto visto che la cupezza che si respira qui è parecchio più pesante del film precedente. Il Cavaliere Oscuro è un film tenebroso, assolutamente non per bambini, dove la violenza imperante, l'inibizione di un happy ending e l'assurdo sadismo del Joker sono capaci di mettere a disagio lo spettatore. Non stiamo parlando di un film dove il cattivone prende in mano ostaggi e Batman li libera sconfiggendo il cattivo, ma parliamo di un thriller di tensione e violenza dove un sadico si diverte a uccidere persone e a sovvertire le regole ed i ruoli delle istituzioni, dove le love story finiscono incenerite nel sangue, dove Batman si lascia andare ad eccessi di violenza... Numerose sono le chiavi di lettura che il film fornisce: le implicazioni sociologiche e politiche nella figura di Batman (riconosce lui stesso che è uno sbaglio essere un giustiziere al di sopra della legge, e sa il pericolo di derive autoritarie quando troppe persone ti apprezzano chiudendo un occhio suoi tuoi metodi che esulano dalla democrazia: per questo non vede l'ora di abbandonare il suo ruolo quando appare un vero eroe integerrimo che opera nell'ambito della giustizia legale come Harvey Dent); la teoria del Caos di Edward Lorenz, ripresa dal Joker che trova felicità nell'inversione di ruoli di giustizia e ingiustizia per rifuggire alla spietatezza della monotonia della vita (lluminante la scena nel quale brucia i suoi milioni di dollari, oppure quando dice a Batman "non ti ucciderò mai, perchè altrimenti la mia vita non troverebbe mai divertimento"); le controversie morali di Morgan Freeman sull'utilizzare attrezzature da Grande Fratello per spiare la vita di tutti i cittadini di Gotham City (critica velata alle contromisure anti-terroristiche di Bush?); gli eccessi di giustizia di Batman, che lo rendono così un vero essere umano, psicologicamente instabile e vicino anche lui a derive da culto della personalità.... E' meraviglioso come Nolan abbia trasformato un eroe per bambini in un manifesto adulto e politico della società, mascherandolo abilmente dietro la facciata di film super-eroistico. E poi vi è la costruzione scenica del film, davvero devastante: regia superlativa, eccezionali interpretazioni, una OST potentissima e gasante, grandi dialoghi, una sceneggiatura vicino alla perfezione (deboluccia solo in qualche fatto poco spiegato e affrontato sinteticamente)... Il Cavaliere Oscuro è una produzione che qualunque fan dell'Uomo Pipistrello ha il dovere morale di vedere, un signor lavoro che fissa le basi su cui ogni prossimo film di argomento similare dovrà tenere conto. Must see per chiunque ami il cinema, e si attende impazienti di sapere se è davvero capace di venire riconosciuto come vera opera miliare del cinema.
HANSEL E GRETEL
Regia: Giovanni Simonelli
Attori: Elisabete Pimenta Boaretto, Lucia Prato, Gaetano Russo, Maurice Poli, Paul Muller, Zora Kerowa
Anno: 1988
Provenienza: Italia



C'è mai limite al peggio? La risposta è sicuramente no, fin quando esisteranno film del livello di Hansel e Gretel. Celebre per la sua bruttezza che lo ha reso un cult della cinematografia di serie z, il film di Simonelli si rivela uno degli horror più tristi che si siano mai visti, gradevole solo se visionabile in ottica trash. Se dal lato horror il film, nonostante il plot "cupo" (si parla di fantasmi di bambini uccisi per essere venduti al mercato nero) dimostra una lentezza assurda e effetti speciali di una bruttezza rara (il terrificante make up dei bambini è dato dai loro occhi che si illuminano di rosso come una lampadina!), in chiave di spazzatura non è così male. Simonelli infatti dimostra di ben conoscere l'abc del trash, grazie ad assurdità incredibili, genialate imprevedibili e una sceneggiatura fuori di testa. Se dal lato dei dialoghi siamo purtroppo in ambiti seri con nulla di troppo eclatante (tolto qualche raro dialogo del calibro di "mi ricordo quando da piccola succhiavi quel biberon pieno di latte!"), come script navighiamo in acque migliori. Come poter parlare male infatti male delle numerose (e dementi: c'è pure un uomo che affoga nel letame?!) morti che avvengono tutte con una ridicola velocità (ogni vittima soffre per qualcosa come due secondi!), oppure del fatto che è assolutamente inutile la presenza della protagonista, che fino alla fine tenta di salvare le future vittime dei bambini senza riuscirci? Sempre la protagonista, in una scena epocale, appena vede i due fantasmi non solo non sta a chiedersi se è un trucco o no, ma immediatamente deduce che sono ectoplasmi e scongiura loro di smetterla con gli omicidi (alla faccia della razionalità!)! E sempre epocale è una scena cult dove viene rinvenuto un nastro con la registrazione degli ultimi momenti di vita della seconda vittima. Nulla di strano, se non fosse che nella registrazione vi è pure registrata la colonna sonora del film! Sublime! Tolte queste genialate purtroppo non rimane nulla di altrettanto buono: il film si segnala lungo, noiosissimo, di una incompetenza registica notevole (che bisogno c'è di inquadrare anche i cancelli e le porte che si chiudono?!) e con notevole potenziale non espresso (ad esempio all'inizio la carismatica figura di Fra Basilio, mai più ripresa). Assolutamente evitabile.
I PREDATORI DELL'ANNO OMEGA
Regia: David Worth
Attori: Robert Ginty, Persis Khambatta, Donald Pleasance, Fred Qilliamson
Anno: 1983
Provenienza: Italia



Spettacolare esordio di Worth in ambito trash, I Predatori dell'anno omega è un signor film che ha il grande merito di far conoscere per davvero il talentuoso regista in ambito internazionale, in attesa del memorabile Shark Attack 3. Nel solito futuro prossimo un dittatore sanguinario in venza di scherzi chiamato Prossor (interpretato da un ridicolo Donald Pleasance) ha creato una nuova società utopica dove si vive felici e si subisce quotidinamente un lavaggio del cervello, da parte di macchine che sembrano uscite fuori dal 1984 di Orwell. La cosa grottesca è che questa società perfetta non sembra vivvere in uno stato bensì in un grattacielo, boh. Fatto sta che per mantenere il potere, il calvo despota crea l'esercito Omega, formato da spietati soldati abbigliati in modo ridicolo, un mix tra bruchi e nazisti. Ovviamente a molti questo non va bene, e si crea così un esercito di ribelli che non sa fare nulla. Fino all'arrivo del consueto Chuck Norris di turno, che ricattato da una bella (ehm) ragazza finirà con il prendere a cuore le sorti della democrazia, fino a riunire sotto la sua carismatica guida un gruppo di una ventina di teppisti, facendo di loro una forza rivoluzionaria capace di distruggere da sola l'intero esercito Omega. Se l'incipt del film è di una banalità disarmante, è l'anima trash del prodotto che rende I Predatori una visione indispensabile per qualunque amante di film orribili. Si parte con il ridicolo protagonista Robert Ginty, che con un'indifferenza da far invidia ad un ragionere si mette a sparare, lottare, fare acrobazie in moto e parlare con una noia ed una poca voglia di vivere tali da rendere culto ogni scena nel quale lo si vede in azione. Poi vi è il terribile esercito Omega, formato da migliaia di dementi soldati che non riescono a colpire un nemico neanche a pagarli, e che sono carne da macello al punto tale che in ogni sparatoria o scena d'azione sono sempre gli unici a cadere in massa, con scene cult di incredibili genocidi. E poi ancora.... il perfido Prossor che indica come opera d'arte e di progresso un gruppo di 5 travestiti in posa da statue; la "bella" del film (Persis Khambatta) supera con curiosa nonchalance ragni, scorpioni e ratti e poi appena vede dei poveri umani contaminati da radiazioni (che si muovono come fossero zombi, boh) dice "resisto a tutto fuorchè ai mutanti!", allora Ginty usa un lanciafiamme e lo lancia addosso a loro, e invece di riprenderselo lo lascia lì, e tanto altro ancora... questo film è dementissimo, ha dialoghi e situazioni ridicole, eppure sembra addirittura prendersi sempre più sul serio con colpi di scena finali, un pistolotto morale sulla democrazia, lunghissime scene action di sparatorie in corsa su auto.... Tutto ciò rende il prodotto ancora più culto, e l'ultima cosa che deve convincervi a reperirlo è l'eccezionale scena nel quale il leader dei ribelli, padre della Khambatta, viene salvato a costo del rapimento di sua figlia. E, chissà perchè, continua a ridere e scherzare con Ginty come se nulla fosse per tutto il resto del film! Eccezionale! I Predatori dell'anno Omega è un notevolissimo trash ed è un dovere morale imperativo procurarselo e visionarlo. Cult.

venerdì 1 agosto 2008

DRACULA CERCA SANGUE DI VERGINE... E MORI' DI SETE!!!
Regia: Antonio Margheriti
Attori:
Udo Kier, Arno Jverging, Joe Dalessandro, Stefania Casini,Silvia Dioniso, Vittorio De Sica
Anno: 1975
Provenienza: USA



Per continuare a sopravvivere in un'era dove non ci sono più vergini a cui succhiare il sangue, il conte Dracula ed il suo servitore Anton si recano in Italia, paese notoriamente religioso, per cercarne una da prendere in moglie. Dracula finirà così nella tenuta dei Di Fiori, abitata dalle loro 4 belle figlie. Il conte cercherà di pensare a quale di loro prendere in moglie, ma non sa che nessuna di loro è pura e casta e tutte si lasciano abbandonare al corpo di Mario, giovane contadino al loro servizio che non vede di buon occhio il conte...

Curiosissima rivistazione wharoliana (suoi sono soggetti e sceneggiatura) comico-erotica di Dracula immersa in atmosfere malinconico-decadenti, Dracula cerca sangue di vergine è un curioso ed originale esperimento filmico, seppur non riuscito. In un film a metà tra drammatico, comico ed erotico Wharol trova anche modo di inserire politica (le divagazioni comuniste di Mario, o i suoi battibecchi col conte su che genere di libri legge), creando un mix di generi senza un'identità precisa, seppur dalle buone idee. In chiave comica, il film si caratterizza per alcune buonissime trovate (ad esempio il conte che, rantolando dal dolore per aver succhiato sangue ad una ragazza non casta, impreca "il mio organismo non sopporta più queste umiliazioni! Il sangue impuro di quelle puttane!"), anche se rimangono davvero pochine, per giustificare un film nato in prevalenza come film per far ridere. In ambito drammatico troviamo invece il bel tema musicale di Claudio Gizzi, bravo a sottolineare l'aura di malinconia e tragicità che permea il conte quando questi ha spasmi d'agonia per il non riuscire a soddisfare la sua sete: Dracula vomita sangue, si contorce nel letto... può sembrare ridicolo, ma il tutto non ha finalità comiche, ma anzi arriva pure a portare lo spettatore a provare pietà per la miserevole creatura. In ambito erotico abbiamo infine le numerose scene di sesso tra Mario e le ragazze della casa, in ambito soft sia chiaro, ma abbastanza compiaciute nel mostrare nudità. I vari amplessi sono poi accompagnati da disquisizioni su cos'è la felicità, sul perchè il comunismo prima o poi trionferà sulla debole borghesia etc, probabilmente a sottolineare i significati più sottili di cui Wharol voleva infarcire la pellicola. E l'impressione generale infatti è che il celebre re della pop-art abbia tentato di inserire idee di satira politica in un horror drammatico, cercando pure di dargli una cornice comica per rendere il tutto ancora più originale: lode per l'intuizione, ma come spesso succede, di fronte ad idee troppo avveniristiche e originali spesso non si trova uno script degno. E difatti il soggetto generale, le musiche e le buone interpretazioni generali (Vittorio De Sica, Silvia Dioniso, Stefania Casini e sopratutto Udo Kier nei panni di Dracula) sono gli unici aspetti riscontrabili in questa pellicola: i dialoghi esili e sopratutto l'insufficienza generale delle singole contaminazioni di genere (troppo poco comico, troppo poco serio, troppo poco erotico) rendono alla memoria Dracula cercava sangue di vergine come un interessante esperimento con buone potenzialità ma dal risultato finale poco riuscito. Notevoli comunque gli effetti speciali di Carlo Rambaldi (che sconfinano nello splatter puro nel finale), la regia del navigato Margheriti e sopratutto il cameo di Roman Polanski nei panni di un contadino.